Inviata da Salvatore Francesco Ciurleo – Riflettere sul merito nel contesto dei concorsi pubblici, come quello del PNRR 2023, evidenzia una frattura evidente tra chi ottiene punteggi minimi (149) e chi, con voti elevati (da 180 in sú), dimostra una preparazione più solida. Tuttavia, quando si escludono i “titoli lasciati a casa”, ossia quelle qualifiche o esperienze che non vengono considerate nella valutazione formale, si manifesta un paradosso profondo: l’idea di merito appare limitata a ciò che è misurabile attraverso test e prove, mentre aspetti fondamentali come l’esperienza sul campo o altre competenze non vengono adeguatamente riconosciuti.
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